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Salviamoci nel 2012 - Gli altri manufatti della Civiltà di Visoko in Bosnia (Parte Terza)
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Gli altri manufatti della Civiltà di Visoko in Bosnia (Parte Terza)

Cerchiamo di capire la simbologia della Civiltà di Visoko

 

TAG: piramidi Bosnia, Civiltà di Visoko, piramidi, archeologia, piramidi bosniache, stecak

 

 

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La simbologia della Civiltà di Visoko è ancora in parte misteriosa.

Ecco una serie di simboli presenti sull'obelisco ritrovato nella foresta di Gornji Bakici

 

 

Quello che appare straordinario è che la simbologia estremamente profonda e complessa della Civiltà di Visoko, pur essendo una civiltà tecnologicamente avanzata, non è associata ad alcun tipo di scrittura (come in altre culture megalitiche), come se questa non fosse necessaria o fosse appannaggio solo di una casta segreta. Ciò ha creato non poche difficoltà interpretative agli archeologi abituati a ragionare con almeno qualche briciolo di scrittura.

 

Come dicevamo già, i simboli incisi sui manufatti della Civiltà di Visoko sono tutti ugualmente di tipo pagano: rosette, spirali e piccole sfere imitanti grappoli d’uva. Non sono decorazioni, ma hanno un preciso significato nella cosmogonia della Civiltà di Visoko. Sui manufatti originali non vi è assolutamente la presenza di simbologia cristiana o mussulmana e ciò fa già scartare a priori l’origine da civiltà più recenti che abbiano avuto contatto con queste religioni, cancellando le teorie di alcuni storici che vedono negli stecak solo un'origine medievale.

 

 

 

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Uno stecak posto vicino a Bakici. Ben visibili le figure sul lato nord

 

 

Prendiamo ad esempio il fiore presente tra le due spirali dello stecak, posto vicino a Bakici illustrato qui sopra: è un simbolo esoterico ben noto, già presente su alcuni manufatti appartenenti a civiltà antichissime.

 

In tutte le antiche civiltà, perfino in Africa,  il gambo o lo stelo del fiore viene paragonato al cordone ombelicale.

Presso alcuni popoli antichi veniva addirittura conservato il cordone ombelicale dei bambini, figli di personaggi importanti, perché si pensava possedesse importanti proprietà, ossia si riteneva che collegasse il corpo, giunto con la nascita in questo mondo, ancora con lo spirito.

 

Quindi il cordone ombelicale rappresenta la connessione dell’individuo sia con il mondo materiale che con il mondo spirituale. Se dopo la nascita il cordone ombelicale (lo stelo del fiore) rappresenta la connessione dello spirito con il mondo materiale, dopo la morte diventa la connessione dello spirito con il mondo dopo la morte, ossia il tratto di congiunzione con la vita oltre la morte.

 

Il fiore con otto (o sette)  petali, a sua volta, è anche il simbolo della risurrezione dello spirito e di seguito a quel gambo ha quindi un chiaro significato esoterico, tanto da prendere nome di “Fiore della Vita”.

 

La spirale (Spira Solaris) rappresenta l’energia costante dell’universo e la sua struttura la ritroviamo in ogni cosa animata e inanimata, dal DNA alla galassia, passando persino per le conchiglie e l’organo dell’udito. In questo caso rappresenta la connessione energetica tra la terra e il cielo, inteso come eternità.

 

Nella spirale singola si intende un'unica direzione di movimento energetico, ossia dalla terra al cielo. La doppia spirale indica una doppia direzione di trasporto di energia tra cielo e terra, come dire “così nel cielo, così in terra” e quello che troviamo in terra è anche quello che troviamo nei cieli.

 

 

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Particolare del “Fiore della Vita” sullo stecak posto vicino a Bakici

 

 

Le due spirali singole scolpite sullo stecak qui sopra, anche  se con senso inverso (destrorso o sinistrorso) rappresentano comunque un’ascensione, perché singole e perché puntano al Fiore della Vita.

 

Quello che è importante sapere è che la Spira Solaris nei tempi antichi era anche nota con il nome di Dragone.

Vedremo che importanza ha questa notizia quando discuteremo dell’obelisco posto a a Gornji Bakici , che a mio parere rappresenta la “Stele di Rosetta” della Civiltà di Visoko.

 

Il Dragone, descritto in questo modo, evoca la potenza delle forze naturali e l’energia del Cosmo ed è per questo è presente in numerose culture. Se il Dragone, come simbolo, richiama l’energia dell’universo, dominare il Dragone significa anche la possibilità di dominare le forze dell’universo, ossia di poterle manipolare e plasmare.

 

La forma piramidale rappresenta, invece, il più potente strumento nelle mani di Dio e Dio è rappresentato proprio dalla sfera.

Dio si esprime attraverso la piramide o meglio la potenza di Dio si manifesta attraverso la piramide. Guarda a caso la sfera rappresenta anche il Sole.

 

Citiamo a questo punto Carl Gustav Jung, il famoso psicoanalista svizzero che operò principalmente nella prima metà ‘900. Egli ampliò la ricerca analitica della storia personale del singolo individuo, cara a Freud, alla storia della collettività umana. Per lui l'inconscio non è più solo quello individuale, prodotto dalla rimozione, ma nell'individuo esiste anche un inconscio collettivo che si esprime attraverso degli archetipi. Anche lui afferma che nelle credenze delle popolazioni antiche generalmente l’unica cosa in grado di rappresentare adeguatamente Dio è il Sole e il Sole è l’unica forma di energia che permette la vita sulla Terra.

 

Un altro simbolo interessante posto a lato dello stecak è il braccio, che sembra fuoriuscire dallo stecak con la mano aperta e il pollice alzato.

 

 

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Il braccio inciso a lato dello stecak posto a una decina di chilometri da Visoko.

L’orientamento è secondo la direzione Nord-Sud, con un piccolo scostamento di 3° Est

 

 

Nella tradizione dell’interpretazione della simbologia antica la mano aperta con quel pollice sollevato indica una richiesta di aiuto ad alzarsi e ciò ha molto senso per la funzione dello stecak. È una mano di tipo “orante”, ossia sta chiedendo qualcosa. Se si vuole, al contrario, indicare il movimento la mano appare di profilo con il pollice chiuso.

 

Questa mano associata ai simboli della resurrezione evidentemente sta chiedendo di essere aiutata a passare nell’oltretomba e soprattutto è nella posizione di un eventuale braccio posto nella giusta collocazione sullo stecak, se consideriamo i piedi rivolti verso la destinazione dell’energia.

 

La parola stecak in lingua bosniaca vuol dire “pietra che sta in piedi”. La denominazione di stecak è la forma più comune per descrivere queste pietre, ma ci sono molti altri nomi per indicare lo stecak. Uno tra i più conosciuti è “vjecni dom”, ossia “casa eterna”. Questo perché lo stecak veniva considerato un sarcofago, ma nella pratica non veniva utilizzato per questo uso in quanto il morto non poteva essere messo dentro perché la pietra era totalmente piena, e non vi era un incavo per la salma.

 

Se poi i luoghi dove erano presenti gli stecak sono poi stati utilizzati come necropoli in fase successiva da altri popoli è un altro discorso. Spesso questo accadeva perché i luoghi dove erano presenti gli stecak in gran numero si trovavano, e si trovano, in cima alle colline. Inoltre, al di sotto degli stecak che sono stati spostati non sono mai stati trovati resti umani, scheletri o ossa anche di animali, ma nuda terra. Quindi la loro funzione originale non era quella di tombe.

 

Certo è un bel mistero che va aggiungersi al problema delle piramidi, che non sembrano per nulla le  tombe di qualche sconosciuto faraone balcanico. La loro funzione appare piuttosto civile come concentratori di energia.

 

Un'altra eccezione che è possibile sollevare a questo punto, e che diventa un vero dilemma, è se questi simboli connessi alla morte scolpiti sugli stecak sono originali o sono stati scolpiti in epoca successiva da civiltà megalitiche giunte in epoca posteriore al confezionamento degli stecak.

 

Il tipo di incisione prodotta, ad esempio per il braccio posto a lato dello stecak, è la stessa di quella prodotta su altri stecak o su alcune sfere e l’immagine ottenuta non ha rilievo rispetto al resto della superficie. Ciò potrebbe essere dovuto alla mano dello scalpellino giunta molti anni dopo alla costruzione dello stecak.

 

L’ipotesi non è peregrina in quanto simboli simili li troviamo anche nei dolmen della Bretagna,  che per quanto riguarda il complesso megalitico di Carnac la datazione è intorno al 4.700 a. C. (sito di Kercado).

 

 

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L’immagine della scure incisa sul soffitto in un dolmen che ho esaminato nel complesso di Carnac in Bretagna alcuni anni fa

 

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L’immagine della scure incisa su di una pietra del complesso di San Rocco a Bakici in Bosnia

 

 

Di sicuro questa simbologia esoterica è rimasta nel sangue della popolazione locale, come confermato da questo mio ritrovamento in un cimitero serbo abbandonato, costruito accanto a numerosi stecak.

 

Le tombe, ricordiamo legate al rito serbo-ortodosso e quindi puramente cristiane, presentano a dispetto dell’origine cristiana numerosi simboli esoterici provenienti dalla civiltà di Visoko, come la Spirale Solis visibile al centro di questa croce mortuaria piuttosto antica, posta accanto a lapidi più recenti.

 

 

 

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Ben visibile l’immagine della Spirale Solis impressa in questa croce molto antica di foggia tipicamente cristiano-ortodossa

 

 

Gli episodi storici che modificano le culture si susseguono tuttora in Bosnia. Infatti, il cimitero in questione con tombe che risalgono al 1700 è stato abbandonato, e il bosco circostante ne ha ripreso possesso in quanto le comunità di contadini serbi a cui faceva riferimento sono stati costretti ad abbandonare le loro terre, poste in mezzo ad una maggioranza mussulmana, dopo l’esito nefasto della guerra per questa comunità cristiana.

 

Lo stesso cimitero appare violato e demolito in più punti dai vandali, ma con chiaro significato politico. Ma così è la storia e non ci si può fare niente. Spesso i vincitori cancellano i perdenti costringendoli all’emigrazione, che comunque è sempre meglio che avviarli alla soluzione finale.

 

 

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Ancora il cimitero serbo-ortodosso abbandonato. A lato di una tomba è ben visibile uno

stecak, impossibile da spostare, trasformato in un altare per le funzioni religiose con una piccola aggiunta di cemento, peraltro dimostratosi nel tempo molto più fragile del

calcestruzzo dello stecak.

Nella foto in alto la dott.ssa Sara Acconci, archeologo responsabile degli scavi per conto della Fondazione Bosniaca della Piramide del Sole

 

 

 

Ma ritornando a noi vorrei sottolineare che la piramide in origine non è una tomba, come lo stecak non è un sarcofago.

E i simboli disegnati su di essi potrebbero essere ben successivi al confezionamento dello stecak che appare, ricordo, costituito molto spesso di conglomerato artificiale, assolutamente indistruttibile all’azione degli agenti atmosferici.

 

Ricordiamo, comunque, che il simbolo più importante per la Civiltà di Visoko è la sfera e la stessa piramide è meno importante della sfera, in quanto solo canale energetico.

 

 

Sempre a Bakici è presente un complesso denominato della “Cappella di San Rocco”.

La localizzazione geografica in cui si trova la chiesa insieme ad un buon numero di stecak è anche chiamata nell’idioma locale "Klisa", che deriva probabilmente dal termine latino “ecclesia".

 

La chiesa appare in parte distrutta è orientata ugualmente a Nord come tutti gli stecak ed è ipotizzabile che in passato avesse sempre la funzione di tempio. Inoltre tra la popolazione vi è la tradizione orale che il tabernacolo non si trovasse nell’abside, secondo la tradizione cristiana, ma in posizione centrale nella sala principale della chiesa, secondo la tradizione celtica.

 

 

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La chiesa di San Rocco parzialmente distrutta. Ben visibile nell’abside l’altare

Come sempre allo sparire di una cultura se ne ripropone un’altra,

 ma qualcosa rimane e viene riutilizzato

 

 

 

L'ingresso principale alla chiesa è sulla facciata ovest. Sul lato opposto all'ingresso è l'abside, ossia disposto ad oriente. All'interno della struttura l’altare in pietra massiccia composta da due blocchi di pietra posti su una base. Evidente i diversi materiali dei blocchi.

 

Gli storici fanno risalire la costruzione di questa chiesa intorno al 15 ° secolo. Ma il terreno intorno brulica di fregi e pietre con simboli pagani tipici della Civiltà di Visoko.

È credibile, pertanto, che il 15° secolo si riferisca ad una ricostruzione del tempio nel quale è stato spostato l’ingresso ed è stata composta l’abside, creando un orientamento in direzione est-ovest più tipico di una chiesa di tradizione cristiana, per la quale è stato conservato l’altare pagano.

Esaminando un fregio appartenente alla decorazione del tempio, forse distrutto dagli ottomani, ritorniamo alla doppia spirale con il concetto del “così come è sopra, così è sotto”.

 

 

 

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Il fregio staccatosi dal tempio con chiari simboli esoterici della Civiltà di Visoko

 

 

 

Come si vede nel residuo di fregio le spirali energetiche sono intervallate dalle piramidi che rappresentano i canali di convogliamento dell’energia nel cui interno troviamo lo stelo e il fiore a otto petali, quindi non semplici motivi decorativi. O meglio, se si vuole considerare questi motivi delle decorazioni, queste hanno un significato molto più profondo che semplici disegni d’abbellimento della chiesa cristiana.

 

Quindi non si tratta di simboli cattolici, cristiano ortodossi e neppure mussulmani: si tratta di qualcosa di estremamente insolito, ripetuto in più manufatti e di sicuro di molto antecedente alla diffusione di queste ultime religioni.

 

 

 

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Ancora una immensa pietra precipitata dalla facciata della chiesa zeppa di spirali,

piramidi e Fiori della Vita

 

 

 

Riassumendo: abbiamo la sfera, che è il Sole, la piramide, che rappresenta un canale di convogliamento dell’energia e la spirale che rappresenta l’energia. Se mettiamo tutto questo assieme cominciamo finalmente a mettere al loro posto i tasselli di questa civiltà in parte affascinante, ma anche inquietante per il grado di conoscenze scientifiche raggiunte.

 

A riprova di questa interpretazione sono i dati raccolti sul campo dal ricercatore inglese Oldfield sulla Piramide del Sole.

Il Dott. Harry Oldfield nell’aprile 2010 fu in grado di rilevare i campi elettromagnetici tuttora emessi dall’apice della Piramide del Sole con una speciale macchina fotografica che utilizza la tecnica del Polycontrast Interference Photography (PIP camera) (qui) e che è in grado di rivelare la radiazione ultrasonica, accumulata nelle piramidi e la sua liberazione attraverso la vetta.

 

Tutto ciò ci dice che questo popolo antico non aveva una fede cieca nella propria spiritualità come in una moderna religione, ma si basava su conoscenze scientifiche tangibili e non su concetti astratti e misteriosi, come presenti in altre culture, ad esempio quelle centroamericane.

 

Loro sapevano che costruendo la piramide l’energia veniva convogliata verso l’alto o dall’alto verso il basso. Sicchè il flusso che scorre dal creatore al mondo materiale continua con doppio senso di marcia.

 

 

Questo è confermato dalle immagini impresse su un obelisco ritrovato nella foresta a Gornji Bakici, un villaggio posto a vari chilometri dalla Valle di Visoko nel comune di Olovo e che rappresenta a mio parere la “Stele di Rosetta” della cosmogonia della Civiltà di Visoko.

 

 

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L’obelisco ritrovato nella foresta a Gornji Bakici che appare inclinato su un lato.

È evidente la piramide posta in cima all’obelisco sormontata dalla sfera che rappresenta Dio

 

 

Le conoscenza storica del luogo in cui è eretto l’obelisco è basato sulla tradizione orale, ossia tramandata da persona a persona dai contadini del luogo. C’è, pertanto, una leggenda che narra che in quel luogo il re Tvrtko della Bosnia, nel 14° secolo, è stato ferito durante una battuta di caccia ed in memoria del fatto fu eretto l’obelisco a perenne ricordo. Questa è anche la spiegazione accettata dalla maggioranza degli storici bosniaci e accolta ufficialmente dalla comunità scientifica.

 

Ma, se questa interpretazione è vera non si spiega come il re Tvrtko che a suo tempo ha difeso l'Europa in nome di Cristo contro i soldati ottomani, frenandone duramente l’avanzata, non si sia pensato di porre anche una piccola croce su questo obelisco, pieno al contrario di simbologia pagana.

 

 

 

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Il busto di Stjepan Tvrtko I

 

 

Questa interpretazione appare, pertanto, decisamente risibile. Stjepan Tvrtko I (1338 – 1391) fu un grande re cristiano, fortissimo combattente e imparentato con le dinastie di mezza Europa. Come è possibile che dopo una grave ferita non abbia voluto ringraziare il suo Dio con un adeguato ex voto?

 

Quindi a parte l’evento storico, che è anche possibile si sia verificato in quel luogo, la presunta relazione con questo obelisco appare del tutto errata, anche se la troviamo nei libri di scuola presenti in Bosnia.

Anche se l'obelisco è stato ufficialmente classificato appartenente al periodo medievale, ancora oggi la sua età esatta non è nota. Tuttavia, il suo simbolismo senza dubbio conferma un ruolo importante per la gente che ha vissuto qui in passato e che tale simbolismo è tuttora parte integrante della loro cultura.

 

Come altri obelischi è stato inciso su tutti e quattro i lati. Tra i vari simboli sacri raffigurati
sull'obelisco troviamo diversi tipi del Fiore della Vita con otto o undici petali, la Spira Solaris doppia, forse grappoli di uva e la rappresentazione di una creatura mitica (una testa di cinghiale
con un corpo di serpente), una impugnatura di spada e uno scudo. E forse questi due ultimi simboli hanno fatto credere ad un’origine medievale dell’obelisco facendo trascurare tutti gli altri, d‘altra parte si è dimenticato che si tratta di simboli antichissimi, ben più del periodo medievale (ma poi si tratta veramente di uno scudo e dell’elsa di una spada?). Mentre la testa di cinghiale rappresentata sulle facce dell’obelisco ha alimentato la falsa credenza che si trattasse di una scena di caccia.

 

 

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Particolare delle immagini impresse sull’obelisco ritrovato presso Bakici. La Spirale Solis si scioglie nella corda indicando che l’energia risale dagli spigoli dell’obelisco fino a quelli della piramide per giungere alla sfera che rappresenta Dio

 

 

Una caratteristica importante è che come per tutti gli altri stecak l’orientamento è perfettamente in sintonia con i punti cardinali, con una piccola variazione di 3° verso Est, come abbiamo già visto per tutti gli altri manufatti della Civiltà di Visoko. Sappiamo bene che questi 3° rappresentano la variazione di spostamento del Nord magnetico subito nei millenni. Ricordo infatti che l’orientamento è sempre sul Nord magnetico e non sul Nord geografico come sarebbe desumibile se l’orientamento fosse stato basato solo sulle stelle. Oppure se l’orientamento a suo tempo è stato sul Nord stellare, oggi per il fenomeno della precessione degli equinozi appare spostato.

 

In ogni caso, qualunque ipotesi si voglia fare, risulta evidente l’estrema antichità dell’obelisco.

 

 

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L’orientamento del monumento è, come per gli altri stecak spostato di 3° verso Est

 

 

L'unicità dell'obelisco è caratterizzata da una sommità dominata da una piramide a vertice piatto a sua volta sovrastato da uno sferoide in parte danneggiato dalla caduta di un albero abbastanza recentemente. Questo pesante albero ha danneggiato anche parte della zona sottostante, provocando, inoltre, il determinarsi di una cospicua inclinazione dello stesso obelisco.

 

Tutti i lati e gli angoli della piramide sono decorati con una corda attorcigliata, un disegno già visto anche su alcuni stecak, che è collegata in quattro punti alla sfera di pietra.

 

 

 

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L’obelisco appare molto danneggiato sulla sfera e fessurato nel corpo in seguito alla caduta di un albero su di esso, e che ne ha anche determinato una forzata inclinazione

 

 

 

Gli archeologi ufficiali, in base alla errata interpretazione di manufatto medievale, hanno respinto tale simbolismo descrivendolo come mera arte decorativa.

Ma tale approccio appare superficiale mentre è ben conosciuto che alcuni popoli antichi utilizzavano questi schemi in funzione di codici simbolici rivolti alla nostra interiorità e applicavano il concetto che l'esperienza della geometria sacra è essenziale per l'educazione dell'anima.

 

Pertanto gli esperti della Commissione della Bosnia-Erzegovina per la Conservazione dei Monumenti Nazionali hanno classificato la creatura mitica raffigurata sull’obelisco come "un animale con un tronco e grappoli d’uva", descrivendo il resto come dei decori di nessun significato.

 

Ma tale figura mitica di un cinghiale con il corpo di serpente è al contrario conosciuta  in Cina già dai 5.000 a 6.500 prima di Cristo, dove la combinazione tra il cinghiale ed il serpente rappresentava una divinità e costituiva una creatura invincibile.

 

Questa rappresentazione zoomorfologica è quindi la rappresentazione più antica del Drago in Europa, conosciuto e venerato anche nel nord della Cina, mentre nella parte orientale della Cina è rappresentato con la testa del coccodrillo, ma sempre con il corpo di serpente ed evoca la potenza delle forze naturali. Nelle zone della Mongolia il Drago era rappresentato sempre con la testa del cinghiale, ma con il corpo di un uccello. Sono raffigurazioni tutte reperite comunemente su vasellame dell’epoca.

 

Il Dragone è quindi collegato in un certo modo alla Spira Solaris, ma gli stessi esperti ufficiali hanno classificato la Spira Solaris dell’obelisco come “figura stilizzata”.

 

 

 

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Ancora un'altra faccia dell’obelisco, questa volta più completa

Anche qui prosegue la profonda fessurazione

 

 

 

Questo obelisco è proprio come una biblioteca e si potrebbe discutere a lungo su ogni simbolo impresso che non ha mai una funzione casuale. In ogni caso le fenditure provocate dall’albero caduto sull’obelisco fa intuire una struttura cava all’interno. Il che appare come un controsenso in quanto per fare una struttura del genere bisogna partire da un blocco unico. Ciò sta a significare che c’è qualcosa nel mezzo, ma sicuramente non si può demolire il manufatto per scoprirlo e bisogna accontentarsi di sbirciarci dentro.

 

 

 

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Cosa c’è all’interno dell’obelisco?

 

 

 

Ma non sempre i simboli, proprio perché simboli, rappresentano quello che sembrano. Però la numerologia presente sulle facce dell’obelisco ha un significato preciso. I numeri di petali del Fiore della Vita è fondamentale. Undici petali, ad esempio, hanno il significato del trovarsi ad un passo dalla perfezione, perché il dodici è riconosciuto come numero perfetto in questa civiltà.

 

In fondo la simbologia è per certi versi sovrapponibile a quella degli obelischi egiziani, dove spesso è rappresentato il dio Ra, il Dio-Sole di Eliopoli dell'antico Egitto. Emerso dalle acque primordiali del Nun fu portato tra le corna della vacca celeste, la dea Mehetueret, ed è spesso rappresentato simbolicamente con un occhio.

 

In fondo questa simbologia della Civiltà di Visoko, anche se per alcuni tratti è diversa, presenta analogie notevoli con quelle dell’antico Egitto.

Ad esempio i “grappoli d’uva” presenti sull’obelisco erano il cibo preferito dai defunti nell’antico Egitto, tanto che viene reperito molto spesso nelle tombe assieme ad altra frutta.

 

Questo rito si ritiene risalire al neolitico fino a circa 14.000 anni avanti Cristo.

Mentre il nostro gruppo di studio non è concorde sulla presenza anche di melograne sulle facce dell’obelisco. Ricordo che anche le melograne sono un cibo associato ai defunti sin da tempi molto antichi.

 

La figura del Drago, ossia l’energia perpetua del cosmo, è la sua rappresentazione più complessa. La corda è a sua volta una rappresentazione più semplice della stessa energia rispetto la spirale, perché la corda è la Spira Solaris che si è disciolta e rettificata nella corda e che risale nell’obelisco fino agli spigoli della Piramide per riunirsi nella Sfera. A questo punto il significato di ciò che è evidente è sempre lo stesso: la piramide è un concentratore di energia.

 

 

 

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Indubbiamente la Spiralis Solis si svolge nella corda che risale lungo gli spigoli fino alla sfera

 

 

 

Per inciso, l’opinione di alcuni di noi (Sara Acconci ed io) è che l’obelisco non sia stato finito perché ci sono troppi spazi vuoti nella parte bassa dell’obelisco. È assurdo lasciare questi spazi vuoti quando si vuole compilare l’intera cosmogonia di un popolo, e di sicuro in origine era anche previsto di imprimere qualcosa d’altro.

 

Inoltre, sembra che più persone abbiano contribuito alla compilazione presente sull’obelisco. Ad esempio le spirali e i fiori sui quattro lati, pur nella loro similitudine, sembrano fatti da quattro mani diverse, ciò è desumibile in base alla diversa profondità dei solchi su di essi (talora molto più profondi, mentre le figure appaiono più schiacciate ai lati) e, secondo il mio parere, le facce dell’obelisco potrebbero anche essere state incise in momenti diversi. Persino le corde sono diverse. Anche il Dragone appare con conformazione diversa della testa, bocca, occhio e corpo da un lato all’altro dell’obelisco. Ma su questa ultima interpretazione non siamo tutti concordi.

 

 

 

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Un ultimo sguardo all’obelisco prima di andare. Nella foto l’archeologa Sara Acconci e lo storico Nenad Djurdjevic

 

 

 

La domanda che sorge spontanea ora è se questo obelisco sia stato prodotto dagli stessi costruttori delle piramidi o se sia stato creato da una civiltà successiva che aveva compreso l’utilità delle piramidi, e ne aveva proseguito lo sfruttamento. Ma è impossibile dirlo.

Comunque, chiunque sia stato a costruire l’obelisco, alle piramidi non aveva dato il significato di tombe, come è stato dato, invece, dalla nostra attuale comunità scientifica.

 

Questa domanda può essere ancora ampliata domandandosi a questo punto a quanto risalgono veramente le strutture piramidali di Visoko. Ed il fatto che all’ingresso dei tunnel di Ravne, il sistema di condizionamento della struttura della Piramide del Sole, siano stati reperiti dei manufatti tipici dell’Età del Bronzo (stampi per la fusione) di una tecnologia sicuramente non all’altezza per poter costruire le piramidi, può suggerire che i tunnel furono abitati da una civiltà successiva meno tecnologicamente evoluta risalente a quel periodo, che riutilizzò i tunnel come abitazioni.

Ciò la dice lunga su a quanto tempo fa può risalire la Civiltà di Visoko.

 

 

 

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Uno stampo di fusione dell’Età del Bronzo ritrovato nei tunnel di Ravne. Immagine tratta dal catalogo dei reperti ritrovati dalla Fondazione della Piramide del Sole nei tunnel di Ravne a Visoko, compilato dalla dott.ssa Sara Acconci e dal dott. Richard Hoyle

 

 

 

Tale ipotesi sembra confermata dai test al C14 svolti su frammenti di legno ritrovati negli stessi tunnel, datati da due diversi laboratori europei come risalenti a circa 32.000 anni fa. Tanto che inizialmente si pensò che i tunnel di Ravne non fossero altro che canali formatisi durante l’ultima grande glaciazione, cosa difficile da credersi visto i tagli ad angolo retto dei tunnel secondari, tutti uguali o la presenza di camere di derivazione da cui si dipartono altri tunnel, anche questi orientati quasi ad angolo retto.

 

 

 

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Residui di legno ritrovati nel terreno estratto per svuotare i tunnel di Ravne nel 2008.

Immagine tratta dall’archivio della Fondazione della Piramide del Sole che sta eseguendo gli scavi nei tunnel di Ravne a Visoko

 

 

L’altra domanda che ci si può porre è se veramente i costruttori delle piramidi siano stati in grado di convogliare in qualche modo l’energia oscura dell’Universo ottenendo una fonte inesauribile di forza. Anche a questa domanda non possiamo dare una risposta.

 

Ma, potrebbe essere, visto la magnificenza delle strutture.

 

Certo che per chi mi ha accompagnato nella lettura fino a questo punto, a partire dai precedenti due elaborati che ho pubblicato su questo tema, non sarà sfuggito quanto bislacco sia stato il tentativo di bollare come una truffa colossale in salsa balcanica quanto appena illustrato da parte di alcuni cattedratici anglo-americani.

 

Certo anche che, fino a quando non si riuscirà a penetrare nelle piramidi, scoprendo la motivazione della costante produzione all’interno del complesso di una vibrazione ultrasonica a 28.000 Hz, di tipo intermittente e cadenzata, non potremo ritenerci soddisfatti. Ma posso assicurarvi che sono ormai parecchie le persone che in questo momento stanno lavorando per questo.

 

 

Paolo Debertolis  - 27 settembre 2010

 

(3 – fine)

 

 

 

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L'antropologo italiano prof. Paolo Debertolis

 

 

 

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